Dopo diverso tempo, mi affaccio nuovamente al pianeta del lifestyle, categoria alla quale tengo molto, perché amplia la mia valigia e mi consente di potervi raccontare più cose di me, soprattutto in periodi come questi dove – purtroppo – ho meno possibilità di viaggiare per tutta una serie di eventi esterni.
Di sicuro riprenderò presto, ma intanto ho la scusa per parlarvi ancora! 🙂
Da cosa inizio? Da un’esperienza vissuta qualche giorno fa e legata al mondo del benessere: un incontro dedicato alla Mindful Eating, ovvero al mangiare consapevole.
Ritengo di potervi raccontare di questo pomeriggio, perché i principi della mindfulness – ovvero una pratica di meditazione che focalizza l’attenzione sul presente – può essere applicata in prim’ordine al nostro modo di viaggiare: fermarsi e prestare attenzione al momento, assaporare l’attimo, non far correre la mente e non distrarsi.
Non sarebbe sempre un bel modo di viaggiare? Slow e responsabile…al contrario di me che, troppo spesso, pur di vedere quante più cose possibili di una destinazione, mi perdo in mille corse e difficilmente mi fermo a contemplare con calma un paesaggio, un monumento o un particolare di una strada.
Ed è per questo che ho accettato volentieri l’invito a partecipare a questo seminario: perché le occasioni per imparare a conoscersi sono sempre gradite e saper assaporare la vita, in ogni azione che compiamo e che amiamo particolarmente come il viaggiare o il mangiare, ce la fa godere ancora di più.
Ma cosa propone in particolare la Mindful Eating?
Soprattutto di concentrarsi sul cibo che mangiamo e di non distrarci mentre siamo a tavola.
Poi, di impegnare i nostri sensi e di direzionarli al cibo che abbiamo davanti: toccare la portata, annusarla, guardarla bene, senza far vagare la mente.
Naturalmente, è complicato applicare questa pratica a tutto il pranzo per cui, l’indicazione iniziale, è quella di cominciare anche con una sola parte di pasto o di uno snack, per poi aumentare gradualmente.
La correlazione fondamentale tra il seminario e la nutrizionista che lo ha proposto, è la capacità di gestire il senso di fame e di sazietà e, a questo proposito, la Mindful Eating si inserisce insegnandoci a comprendere se abbiamo veramente bisogno di continuare a mangiare o è soltanto un desiderio mentale, che porta conseguenze negative al nostro fisico.
Spiegato così, può sembrare un percorso facile e banale, ma in realtà è una strada che molti di noi dovremmo iniziare a percorrere per vivere con più consapevolezza, applicando il protocollo al cibo o a quello che ci fa più piacere e che arricchisce la nostra vita.
Viaggiamo, mangiamo, amiamo…ci! ♥
Io non lo so se ne sarei capace guarda: mi immagini davanti ad una aversana da 500gr? Toccarla? Annusarla? Guardarla? Io sono per DIVORARLA hahahhah! A parte scherzi davvero interessante, hai fatto bene ad accettare anche per poi insegnare responsabilmente questi principi ad India! Facci sapere poi i particolari! 😉
No, vabbè…ma la mozzarella non è contemplata in questo protocollo! 😀
Non ci crederai, ma è proprio l’esempio che ho portato: ho detto, toglietemi tutto, ma non la mia mozzarella!!! Aversana poi!!!!!
Andrò a finire nel girone dei golosi….
Grazie a te scopro un argomento per me del tutto nuovo: come te in viaggio sono spesso di corsa per la voglia di vedere il più possibile e a tavola non faccio eccezione. Sono golosa e divoro le cose che mi stuzzicano di più (da buona genovese pesto e focaccia sono il mio tallone d’Achille). Concentrarci sul cibo, assaporarlo, renderlo in qualche modo un viaggio sensoriale è un bellissimo messaggio, chissà se riuscirò in futuro a metterlo in pratica ogni tanto!
Cosa mi hai nominato!!! La focaccia genovese! ❤️ Che poi a Sampiedarena ci sono un paio di forni che la fanno spettacolare!
In realtà dovremmo fermarci dinanzi a ogni cosa, siamo sempre così di corsa…
Un caro abbraccio, Serena!