Qualche giorno fa, vi ho raccontato di Barcellona e di come mi fosse rimasta nel cuore, essendo stato il mio primo viaggio fuori dall’Italia.
In realtà, ho avuto la possibilità di visitare questa splendida città grazie a una gita scolastica, quella del terzo anno di liceo; ma per me che già da piccola volevo scoprire il mondo, quello non fu soltanto un momento goliardico da trascorrere con le amiche, quanto piuttosto il vero punto di partenza per sentirmi cittadina del mondo.
Non ho viaggiato spesso con i miei, se non per le nostre vacanze estive al mare, ma non mi hanno mai messo i bastoni tra le ruote, quando si trattava di partire: gite scolastiche già alle scuole elementari, prima vacanza da “sola, sola” ancor prima di diventare maggiorenne e in sostanza non ho dovuto mai chiedere veramente il permesso, è sempre bastata una comunicazione di servizio, tipo <<mamma, io parto>>.
Tranne una volta. Tranne quando – sempre al liceo – ci fu la possibilità di fare uno scambio culturale con una ragazza della Germania. All’epoca ero iscritta al liceo linguistico ed ero proprio bravina con il tedesco, per cui la mia professoressa mi informò circa questa opportunità.
Ma non ci fu verso. I miei (per non dire mia madre) furono irremovibili e io persi una grande occasione.
Non so se la mia vita sarebbe cambiata, ma sicuramente si sarebbe arricchita di una nuova esperienza, quella che effettivamente non ho mai avuto fra i ricordi, perché non mi è più capitato di trascorrere un periodo di studio o lavorativo all’estero.
Erano altri tempi? Non so, ma oggi mi sembra un passaggio indispensabile.
Progettare delle vacanze studio per i propri figli è un investimento irrinunciabile, qualcosa che consentirà loro di avere una marcia in più.
Al pari dell’utilizzo dei computer, la conoscenza quasi perfetta di una lingua straniera è un elemento imprescindibile per poter trovare il proprio posto nel mondo.
E se non possiamo proprio immaginare la vita senza l’utilizzo del pc, bisogna proiettarsi nella stessa ottica con la conoscenza di una lingua straniera…che non si impara semplicemente smanettando seduti a una scrivania, ma essendo sul posto, frequentando corsi, studiando.
So bene che oggi come allora (e forse anche di più), esistono degli ostacoli economici all’organizzazione di vacanze studio, ma fortunatamente attualmente esistono anche opzioni che prevedono il pagamento a rate, oppure sussidi e sovvenzioni, come quelli dell’INPS, che consentono di recuperare gran parte dell’investimento.
Certo, le vacanze studio non sono che il primo passo, ma affidandosi a organizzazioni competenti, possono essere un momento ludico e formativo insieme.
Perché vi racconto questo? Perché era febbraio quando la mia professoressa di tedesco mi propose di partire e sempre a febbraio mia madre disse di no.
Magari, leggendo queste parole, anche i genitori più apprensivi potranno trovare la giusta motivazione, aggiungendo così un tassello importante per la formazione dei propri figli.
(Che poi, se i nostri genitori stanno leggendo questo mio racconto, vuol dire che si sono messi in gioco e hanno imparato anche loro a usare il computer, adeguandosi a quello che chiede la società oggi…e allora perché noi figli non dovremmo avere la possibilità di partire per imparare a parlare bene una nuova lingua! 😛 )
Nuuu davvero che occasione mancata. Forse il timore di tua madre non era la tua partenza ma controspitare (e sfamare) la ragazza teutonica! 😉 Credimi, conosco il problema: ho i parenti svizzeri-tedeschi che per quanto mangiano ti fai meno male se gli regali una collezione Armani! 😀
Comunque è vero quello che dici, imparare una lingua sul posto è un’altra cosa! 🙂
Buon fine settimana! :*
Credimi, non c’era un argomento, uno, che la convincesse! -_- Ma credo anche io che il problema non fosse tanto “spedire”, quanto “ricevere”…eppure le sembianze teutoniche ce le ho anche io…Non doveva esserci abituata? Bah! 😉
Buon weekend a te, cara! :*
Forse come dice Orsa è stato il timore di dover sfamare l’ospite a fermarla 😉 E da un lato non posso darle torto perché al liceo ho ospitato per una settimana una ragazza belga che ancora un po’ e si mangiava pure le gambe del tavolo 😉
Scherzi a parte, se le cose vanno per il verso giusto, sicuramente è il modo migliore per imparare una lingua e soprattutto per conoscere la cultura di un posto.
Buon weekend 🙂
Sono davvero d’accordo e credo che oggi siamo tutti un po’ più proiettati verso queste soluzioni: genitori, ragazzi, istituzioni…e così forse inizierà a crescere anche il nostro Paese!
Un bacio…ma tu poi hai ricambiato la visita??? :))))